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Salute e sicurezza in agricoltura: un quadro d’insieme.

Il 28 aprile di ogni anno si celebra la Giornata mondiale dedicata alla Salute e Sicurezza sul lavoro, l’evento da poco trascorso invita a portare l’attenzione degli operatori su una serie di informazioni circa lo stato del settore. Ricordando che il lavoro e la tutela della salute sono due diritti fondamentali da coniugare (anche se, talvolta, purtroppo, vengono messi o appaiono in contrapposizione) e rappresentano una priorità per qualsiasi società che voglia essere “civile e democratica”.

In generale, nel 2020, il repentino diffondersi del contagio da SARS-CoV-2, con le conseguenti limitazioni imposte allo svolgimento delle varie attività, ha prodotto una serie di dati non confrontabili con gli anni precedenti e difficilmente ripetibili, appunto per le condizioni “emergenziali”, che ancora oggi stiamo vivendo. A conferma di ciò, basti pensare che, nell’insieme delle “gestioni” INAIL, circa un-quarto delle denunce ed un-terzo dei decessi sono riconducibili all’infezione da Coronavirus. In questo contesto, l’agricoltura si è dimostrato comunque il settore con la minore incidenza dei contagi (i dati disponibili “parlano” dello 0,3%)

Le prescrizioni dettate ai fini di contrastare la diffusione del Coronavirus-2019 hanno, ovviamente, condizionato modalità e tempi di esecuzione anche delle attività nel settore agricolo: la carenza di manodopera “stagionale” e le problematiche nella fornitura di materie per la produzione di beni essenziali (specialmente nella fase iniziale della pandemia), hanno determinato una rilevante contrazione del numero di denunce di infortuni sul lavoro, pari a circa il 20% in meno rispetto al 2019; la flessione dei casi mortali, rispetto allo stesso periodo, è stata di poco superiore al 25%.

Ancora più marcata la riduzione degli infortuni in itinere (quelli durante il percorso da/per il lavoro), che ha sfiorato il 26% in meno rispetto al 2019. In particolare, la Calabria si mostra la regione con il più forte decremento in infortuni denunciati, pari a -27,7% rispetto al 2019. Tutto ciò, a fronte di un minore impiego di manodopera: a livello nazionale gli occupati sono stati circa 912mila, mentre la media degli ultimi anni era stata intorno a 1,2 milioni, il che significa una riduzione nell’ordine del 24%.

Questi dati, in un certo qual modo prevedibili a fronte di un ridotto impiego di manodopera e di giornate effettivamente lavorate, seppur dilatati dall’effetto della pandemia, confermano l’andamento decrescente già rilevato prima del 2020: facendo riferimento al quinquennio immediatamente precedente (2015-19), sulla base dei dati pubblicati dall’INAIL, si rileva come le denunce presentate sono passate da poco più di 38mila a poco più di 33mila, con un decremento nell’ordine del 13%. In Calabria, da 945 ad 854, con un decremento di circa il 10% tra il primo e l’ultimo anno del periodo considerato, ma con un andamento altalenante, tanto che nel 2016 si sono abbondantemente superate le mille denunce.

Senza dimenticare, quando si fa riferimento al contesto agricolo, il peso che ha il “lavoro nero” che, come tale, non viene rappresentato dai numeri “ufficiali”, seppur diffusamente presente in forma e misura variabile, tra gli anni e le stagioni, quindi non esattamente quantificabile e definibile nei diversi comparti produttivi.

La causa più frequente di infortunio è lo scivolamento (prevalentemente, salendo/scendendo da mezzi agricoli), che rappresenta quasi il 27% del totale; seguita dalla “perdita del controllo totale/parziale di una macchina” (21,9%).  La fascia di età che mostra la maggiore incidenza-infortuni è quella tra i 50-54 anni (uomini) e tra i 55-59 (donne).

Anche l’andamento degli incidenti più gravi, che causano immediatamente o nel breve la morte del lavoratore, nello stesso periodo, si è mostrato oscillante e, sostanzialmente, stabile (in valore assoluto), se si considerano il primo e l’ultimo anno del quinquennio (168 casi nel 2015, 165 casi nel 2019); rapportandolo, però, alla manodopera occupata, si rileva un allarmante incremento della mortalità sul lavoro che, comunque, non raggiunge i livelli che si stanno riscontrando in settori come l’industria e l’edilizia.  La Calabria “ripete” la tendenza nazionale: sei casi nel 2015 e sette nel 2019, tra i quali si collocano i quattro del 2016 ed i nove del 2018.

Il mezzo maggiormente coinvolto nei casi di decesso è la trattrice: sulla base delle denunce presentate, risulta che lo schiacciamento per ribaltamento del mezzo è il tipo di infortunio che più frequentemente si verifica; ancora, l’impatto del mezzo (spesso, in assenza del conducente). Un’altra causa rilevante è rappresentata dal contatto con organi in movimento della stessa trattrice (o, comunque, di macchine operatrici), determinata da: un malfunzionamento,  rimozione/modifica di componenti, un (imprudente) intervento di manutenzione.

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Relativamente alle malattie professionali, nel quinquennio considerato si riscontra una diminuzione delle denunce presentate nella misura dell’8%; se si considerano, poi, soltanto i casi per i quali è stato riconosciuto il nesso con il lavoro svolto, il decremento è ancora più marcato (oltre il 18%). Oltre il 75% delle patologie rilevate interessano l’apparato osteo-muscolare ed il tessuto connettivo; seguono le affezioni del sistema nervoso (ca.17%) e dell’orecchio (ca.5%). La situazione calabrese, in questo ambito, mostra un andamento crescente delle denunce fino al 2018 (da 455 a 629) ed una lieve contrazione nel 2019 (609): l’analisi di questi dati, per essere ancora più rappresentativa, andrebbe parametrata al numero di occupati nel settore in quell’anno. Di queste, hanno avuto un esito positivo in prima istanza poco più del 20%, a dimostrazione delle “difficoltà” nello stabilire indubitabilmente una specifica correlazione tra la mansione svolta e la/le patologie segnalata/e.

Lasciando l’esame statistico, appare opportuna una sommaria esposizione di quelli che, in questi ultimi anni, sono stati i principali interventi messi in campo dagli Enti “pubblici”, in materia di salute-sicurezza nell’ambito del lavoro agricolo. In particolare, si tratta di strumenti di sostegno economico (incentivi) finalizzati soprattutto all’ammodernamento del parco macchine aziendale e, più in generale, all’innovazione tecnologica, nelle micro e mini imprese.  Il primo impulso è stato dato con il Bando “FIPIT 2014”, gestito dall’INAIL, che ha visto lo stanziamento, per il settore agricolo, di oltre 15milioni di euro per l’adeguamento delle trattrici, attraverso l’installazione di strutture in grado di garantire la protezione dell’operatore rispetto al ribaltamento del veicolo.

Successivamente, nell’ambito della “legge di stabilità” del 2016, è stato istituito il “Fondo Agricoltura” (il quale prevede uno stanziamento annuale di somme “dedicate”), nel quale è stato attivato un canale di finanziamenti, a “fondo perduto” (tecnicamente, si direbbe: in conto capitale), per favorire l’acquisto di mezzi meccanici sicuri ed anche meno inquinanti (coniugando così salute-sicurezza e rispetto per l’ambiente), rivolto sempre alla stessa classe di imprese. Questo genere di interventi si è, poi, ripetuto nel biennio 2019-20; mentre, per gli anni 2017 e 2018, si è utilizzata una “linea” dedicata all’interno dei Bandi ISI-INAIL/Agricoltura, che hanno finanziato interventi per il “miglioramento dei livelli di salute-sicurezza sul lavoro”.

I bandi si sono, nel corso degli anni, affinati tecnicamente, in merito ai requisiti da rispettare ed alle caratteristiche delle macchine/dispositivi materia del “progetto di miglioramento”, con un contributo che può raggiungere il 65% a “fondo perduto” delle spese ammissibili (calcolate al netto dell’IVA). Accanto alle agevolazioni dirette, destinate al miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro, c’è da considerare anche lo “sconto per prevenzione”, ottenibile sull’ammontare del premio assicurativo da corrispondere all’INAIL che, per le aziende di nuova costituzione, si applica nella misura fissa dell’8%; mentre, per le altre, lo sconto varia tra il 5 ed il 28%.

Per quanti fossero interessati, si ricorda che è in corso il “Bando ISI-2020” (pubbl. novembre 2020): l’apertura, per la compilazione telematica delle domande di contributo, si aprirà il prossimo 1 giugno e si chiuderà il 15 luglio.

A questo punto, alcune considerazioni in merito alle modalità di approccio, alle tematiche della salute-sicurezza sul lavoro, in Italia, confrontate con quelle di altri Paesi europei.

Nel nostro Paese si rileva un ragguardevole coinvolgimento delle parti interessate (schematizzando: datore di lavoro e dipendenti), che si traduce in una efficace partecipazione all’ elaborazione di tutte le misure necessarie per l’annullamento/minimizzazione dei rischi negli ambienti di lavoro.  Infatti, i dati ufficiali rappresentano un “intervento” dei dipendenti, nella gestione delle problematiche, nella misura del 90% dei casi: valore questo che ci colloca al pari di Paesi tradizionalmente all’avanguardia in questa materia, come Finlandia, Norvegia e Svezia.  Mentre, in Francia, Portogallo e Spagna, almeno un-terzo dei lavoratori dichiara di non essere mai stato coinvolto nella “valutazione e gestione dei rischi”. Ovviamente, la propensione ad un completo e “concreto” coinvolgimento dei lavoratori, in un contesto di rapporti “collaborativi”, è fondamentale per sviluppare dei “protocolli di lavoro” che permettano una ottimale gestione delle possibili situazioni di rischio, coniugando gli aspetti tecnico-teorici e quelli “pratici” di chi affronta quotidianamente le problematiche connesse allo svolgimento di determinate mansioni.

Poiché la tutela della salute-sicurezza richiede anche un impegno economico e tecnico rilevante, soprattutto per le piccole aziende, detto ciò che si fa in Italia (Fondo Agricoltura, Bando ISI-INAIL …), vediamo due esempi di come vengono affrontate altrove le problematiche in questo senso. In Francia, esiste un Programma di co-finanziamento (fino al 70% delle spese), rivolto alle aziende con meno di 50 dipendenti che realizzano progetti di prevenzione e gestione, raggiungendo la riduzione dei giorni di assenza dal lavoro per malattia/infortunio. Nei Paesi scandinavi, per evitare una uscita anticipata dal mondo del lavoro (a seguito di infortunio), si svolgono corsi di riabilitazione medica indirizzata allo sviluppo di altre particolari capacità lavorative, per chi ha perso l’idoneità fisica a certi incarichi.

In conclusione, appare opportuno ribadire la necessità di superare la “concezione” secondo la quale la tutela della salute e sicurezza sul lavoro è solamente un obbligo associato a dei costi per l’azienda; bensì essa, oltre ad essere un impegno “sociale” (nei confronti non solo dei propri lavoratori ma dell’intera comunità), costituisce un mezzo per qualificare l’immagine aziendale. Pertanto, gli investimenti in materia di sicurezza si tramutano in un miglioramento dell’efficienza, della produttività per l’impresa, quindi in un “affare”.

Dr.Agr. Franco Penna*

*Arsac Centro Divulgazione Agricola n. 15 “Serre Vibonesi”  Sede Serra San Bruno

 

Riferimenti

  • Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro = https://osha.europa.eu/it
  • INAIL – Banca Dati statistica = https://www.inail.it/cs/internet/attivita/dati-e-statistiche/banca–dati-statistica.html
  • INAIL Bando ISI = https://www.inail.it/cs/internet/attivita/prevenzione-e-sicurezza/agevolazioni-e-finanziamenti/incentivi-alle-imprese/bando-isi-…html
  • ESENER (Indagine Europea tra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti), 2019 = https://osha.europa.eu/it/facts-and-figures/esener
  • Testo Unico “Salute e Sicurezza sul Lavoro” (D.Lgs 81/2008-s.m.i.) = https://www.ispettorato.gov.it/it-it/strumenti-e-servizi/Pagine/Testo-unico-salute-e-sicurezza.aspx
  • Immagini: fonte web

Leggi anche: Pubblicata monografia sul Decreto Lgs. 81/2008, “Salute e Sicurezza in Agricoltura”

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Publicato da Arsac Ufficio Marketing Territoriale

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