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Aggiornamento tecnologico e sicurezza sul lavoro: superare Il fatalismo in agricoltura

Dr agr. Domenico SOLANO

Responsabile Ufficio Divulgativo Centro Sviluppo Agricolo ARSAC N. 7 – Gioia Tauro

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I profondi cambiamenti che, negli ultimi decenni, hanno interessato tutte le attività produttive: industria, logistica, informazione, commercio etc., nel caso dell’agricoltura hanno avuto effetti radicali e sconvolgenti.  Alla fine del secolo scorso, nelle campagne del nostro appennino era ancora possibile scorgere aratri a chiodo trainati da animali da soma. Si trattava della stoica resistenza di pratiche e metodologie operative destinate all’estinzione e ad essere soppiantate dalle innovazioni meccaniche, chimiche e tecnologiche che hanno radicalmente trasformato l’attività nel settore.

L’agricoltura, che per millenni è stata per antonomasia il simbolo della statica ripetitività – fino agli inizi del secolo scorso si usava ancora la stessa tipologia di aratro utilizzato 3.000 anni fa da Romolo per tracciare cardo e decumano della città eterna – ha subito una radicale trasformazione tanto da divenire campo di battaglia per la sperimentazione e l’innovazione.

Un processo di trasformazione radicale e repentino che nel giro di pochi decenni ha dato protagonismo assoluto a tecniche colturali assolutamente nuove (basti pensare alla meccanizzazione spinta delle operazioni, al diserbo, all’uso dei droni, alla difesa fitosanitaria etc) per le quali gli operatori agricoli non avevano e tutt’oggi non hanno, le competenze e la professionalità necessaria. Si è definitivamente chiusa l’era in cui le capacità ed il sapere venivano tramandate dai genitori e da chi ci ha preceduto e si è aperta una nuova era in cui il sapere va continuamente aggiornato e messo in discussione dalle continue innovazioni proposte dalla ricerca, spesso di provenienza extragricola.

Il cambiamento ha generato notevoli problematiche e disfunzioni, con gravi ripercussioni e vulnus rispetto alla sicurezza degli operatori nell’impiego di mezzi meccanici e macchine agricole di vario tipo. Preliminarmente, prima di trattare direttamente la questione è opportuno evidenziare dei dati di contesto, che ci consentono di avere un’idea definita delle grandezze in discussione, in considerazione che in Italia l’agricoltura occupa il (4%) della forza lavoro e genera il (2%) del Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale. A fronte della marginalità economica ed occupazionale del settore, il triste tributo dei morti sul lavoro in agricoltura si impenna a raggiungere circa il 30%, del totale degli infortuni mortali, mentre in ambito comunitario la percentuale è più che dimezzata, giungendo a valori intorno al 12%. In Italia, dal 2015 al 2020, vi sono stati circa 600morti sul lavoro/anno di cui 170 soltanto nel settore agricolo.

Cercando di approfondire il dato statistico, si scopre che il ribaltamento del trattore è la causa di ben ¾ degli incidenti mortali – 120/170 – che annualmente si verificano in agricoltura. I dati riportati, oltre che dare una drammatica quantificazione del fenomeno, servono anche a definire la necessità e l’urgenza di misure atte a sostenere gli imprenditori nell’affrontare un passaggio epocale per portare l’agricoltura alla modernità.

Per capire la specificità dell’infausto fenomeno è opportuno considerare ciò che si è verificato in altri settori produttivi.

Ad esempio, nel comparto manifatturiero ed in quello industriale, l’introduzione della meccanica e delle innovazioni tecniche è avvenuta progressivamente nel corso dei secoli ed ha permesso l’accostamento progressivo di una cultura della sicurezza e della prevenzione. A livello industriale e manifatturiero, i dispositivi che bloccano le macchine e/o che proteggono gli operatori, sono ormai ordinari, diffusi in tutto il territorio e sostanzialmente accettati da imprenditori ed operatori. Protezione e prevenzione sono il frutto di rapporti di lavoro evoluti sotto la spinta di decenni di lotte sindacali, della sensibilità sociale verso il fenomeno, della formazione professionale degli operatori, nonché di un adeguato supporto legislativo. Componenti tute importantissime che nel loro convergere hanno determinato una sensibile, continua e progressiva riduzione degli infortuni sul lavoro, in special modo per quelli dagli esiti fatali.

Al contrario, nel settore agricolo si registrano perduranti ritardi legislativi, scarsa sensibilità sociale verso il fenomeno, inefficienza dei controlli, scarsa o nulla formazione degli addetti, sostanziale isolamento delle strutture produttive. Tutti elementi che concorrono a determinare le spaventose cifre delle morti sul lavoro di cui abbiamo detto prima. Si assiste ordinariamente ed in modo diffuso ad operatori che svolgono attività pericolose senza i necessari presidi di sicurezza individuali, che guidano trattori senza avere la conoscenza e la consapevolezza dei pericoli connessi, un parco macchine decisamente obsoleto e spesso privo dei dispositivi di sicurezza (rollbar e cabina di guida associate alle cinture di sicurezza) necessari a garantire la prevenzione ed a limitare i danni e la mortalità in conseguenza di ribaltamento. La specificità infortunistica delle morti per ribaltamento del trattore impone una appropriata riflessione per cercare di individuare linee d’intervento appropriate.

In un paese del mondo occidentale, in una società civile ed evoluta è assolutamente inaccettabile che ci siano 120/morti l’anno per una sola e ben individuata causa.

Bisogna intervenire bene e farlo tempestivamente. Bisogna ripercorrere anche in agricoltura lo stesso sentiero che ha portato alla drastica riduzione delle morti sul lavoro in campo industriale e manifatturiero. La prescrizione obbligatoria dell’uso di dispositivi di protezione, cinture di sicurezza associate a roll-bar e cabina di guida, se pure non completamente risolutiva potrebbe determinare un significativo passo per migliorare la situazione. Nelle gare automobilistiche di F1 l’introduzione del dispositivo HALO (=aureola) a protezione della testa del pilota, per impedirne lo schiacciamento in caso di ribaltamento e/o di sovrapposizione delle macchine, ha determinato un formidabile innalzamento della sicurezza dei piloti.

Orbene non si capisce perché lo stesso livello di sicurezza non venga garantito anche agli operatori agricoli e serva ad evitare o comunque a ridurre il numero degli incidenti mortali a cui assistiamo con ingiustificato distacco e rassegnazione. Sia in F1 che in agricoltura ci sono grandezze fisiche specifiche, nel primo caso la velocità nel secondo caso la massa, ma in entrambe le condizioni è possibile creare uno spazio di sicurezza, un volume protetto che preservi il guidatore in caso di incidente.

Nelle foto che seguono si dà una chiara rappresentazione fotografica della diversa pericolosità nel ribaltamento di un trattore privo di strutture di protezione (foto 1), in uno corredato di dispositivo protettivo (foto 2) ed in un bolide di F1 (foto 3) per il quale il dispositivo di protezione, in titanio e fibra di carbonio, deve resistere indenne ad un carico verticale di ben 12 tonnellate.

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Foto 1 – Ribaltamento di trattore privo di dispositivo di sicurezza
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Foto 2 – Ribaltamento di trattore corredato di dispositivo di sicurezza – Si noti la resistenza della cella di protezione del guidatore
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Foto 3 – Incidente di F1 senza nessuna conseguenza per il pilota, efficacemente protetto dall’ Halo

170 morti/anno in agricoltura, di cui 120 per il ribaltamento del trattore, sono una continua ed inaccettabile strage di innocenti che gridano la necessità di porre finalmente rimedio ad una problematicità che va affrontata e risolta senza indugi.

Il trattore solitamente non lo guida un pilota esperto, non ha un cruscotto comandi particolarmente articolato, lavora in terreni accidentati e scoscesi, non ha la sensibilità comandi di un’automobile ma ha una potenzialità distruttiva molto più devastante.
In riferimento al risalto mediatico degli incidenti mortali, va evidenziato che sebbene il numero dei morti in agricoltura sia spropositatamente più alto rispetto agli altri settori, rispetto al PIL, rispetto al tasso di occupazione, si registra una debolissima copertura mediatica. La morte di un agricoltore non fa notizia, non induce ai corali posizionamenti dei rappresentanti sociali, di giornalisti, politici e sindacati.

Un qualcosa che si accetta con fatalistica sopportazione, senza entrare nel merito senza voler conoscere dettagli e circostanze, senza cercare soluzioni per evitarla, senza cercare responsabilità, senza intraprendere iniziative e politiche volte ad evitarne il ripetersi.

Le associazioni, i ministeri interessati, le regioni ed il mondo politico in generale devono dare assoluta priorità alla soluzione del problema e fermare questa strage perpetua che devasta ogni anno la vita di centinaia di famiglie. E’ necessario:

  • Avviare una campagna di sensibilizzazione al problema, per indurre gli agricoltori all’uso prudente e corretto delle macchine e di tutti i dispositivi di comune uso in agricoltura;
  • Promuovere la specifica formazione professionale per chiunque, a qualsiasi titolo, guidi il trattore. Una formazione congrua rispetto alla pericolosità del mezzo, che si realizzi con corsi che realmente professionalizzanti e che abbiano la durata idonea all’acquisizione delle competenze necessarie all’uso in sicurezza ed alla complessiva gestione del mezzo;
  • Rinnovare la parte più obsoleta delle macchine agricole, promuovere l’uso dei trattori senza conducente (Foto 4)radiocomandati da un addetto che opera a distanza di sicurezza – introduzione obbligatoria di meccanismi attivi che impediscano il ribaltamento e che blocchino la trazione in condizioni critiche di pendenza;
  • Aumentare i controlli sui requisiti, sull’efficienza e sull’effettiva funzionalità dei dispositivi di protezione – sia attiva che passiva – e sull’abilitazione dei soggetti che utilizzano le macchine.
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Foto 4 – Trattrice senza conducente – drivelees – guidabile da remoto in assoluta sicurezza

CONCLUSIONI
Storicamente, il rapido susseguirsi di nuove soluzioni tecniche e meccaniche, progressivamente introdotte nella conduzione delle aziende, ha trovato gli operatori impreparati alla gestione ed al corretto impiego delle stesse.
Il diffuso impiego delle trattrici agricole, spesso affidate a personale professionalmente impreparato, la generale acclività delle superfici produttive, l‘obsolescenza tecnologica del parco macchine, la scarsa dotazione di dispositivi di sicurezza dei mezzi e la frequente propensione degli operatori alla loro disattivazione sono elementi che concorrono a determinare la drammaticità degli incidenti mortali in agricoltura.
L’impiego di soluzioni tecnologiche al servizio della sicurezza degli operatori, la professionalizzazione degli stessi e l’intensificazione dei controlli appaiono le strade da intraprendere per arginare il fenomeno per ricondurlo a dimensioni proporzionate al peso economico ed occupazionale del settore ed in linea con i dati registrati negli altri settori produttivi.

Dr agr. Domenico SOLANO

*Responsabile Ufficio Divulgativo Centro Sviluppo Agricolo ARSAC N. 7 – Gioia Tauro

 

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Fonti bibliografiche
– EUROSTAT – Accidents at work statistics – Gennaio 2022
– Osservatorio Indipendente di Bologna sui morti per lavoro – Marzo 2022
– INAIL – Relazione annuale 2020 – Luglio 2021
– ITALIA IN DATI – https://italiaindati.com/morti-ed-infortuni-sul-lavoro-in-italia/
– FANPAGE .IT ‐ sport/motori/come-e-fatto-lindistruttibile-halo-invenzione-salva-vita-che-i-piloti-di-f1-detestavano/
– MOTOSPORT MEDIA ‐ halo-nascita-e-successi-di-una-scommessa-vinta-in-nome-della-sicurezza/

 

 

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Publicato da Arsac Ufficio Marketing Territoriale

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