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LA RIFORMA AGRARIA IN CALABRIA ED IN PARTICOLARE NEI TERRITORI DEL CROTONESE

BREVE CRONISTORIA DEGLI EVENTI CHE HANNO LASCIATO IL SEGNO NELLA GENTE DEL MERIDIONE

Antonio Segni, ministro dell’Agricoltura e delle Foreste. Santa Severina (KR) -1950-  

INTRODUZIONE
Parlare di riforma agraria a distanza di anni può sembrare inopportuno. Ma la narrazione di questi eventi può essere utile a mantenere viva la memoria su argomentazioni che hanno segnato un’epoca. Parlare di fatti avvenuti più di settant’anni fa può servire da stimolo alle nuove generazioni a ripercorre eventi che hanno segnato in modo indelebile il meridione d’Italia. Ripercorrere quel periodo può essere utile anche a capire come mai ancora oggi, questa opera “colossale” non è stata completamente definita.
È da poco ricorso il 73° anniversario dell’approvazione della riforma agraria avvenuta il 4 maggio 1949, periodo storico in cui l’Italia iniziava ad uscire fuori dalla crisi causata dagli eventi bellici da poco trascorsi. La fine della seconda guerra mondiale aveva lasciato infatti il Paese in condizioni indescrivibili. Territorio di ineguagliabile bellezza distrutti, terreni agricoli completamente deturpati e difficilmente coltivabili. Nel campo lavorativo il nostro territorio subiva una crisi occupazionale indescrivibile e dal punto di vista economico e sociale è stato un vero disastro. Quel periodo è restato impresso nelle mente di tantissime persone che difficilmente sarà dimenticato. Periodo nel quale la nostra gente ha sofferto la fame. La carenza di cibo è stata una piaga sociale che per lungo tempo è stata conservata nei ricordi di tanti come un periodo da dimenticare e da non dover più attraversare. La carenza di lavoro in quel periodo è stata caratterizzata da un fenomeno consolidato da tempo nella provincia di Crotone e in tutto il territorio Regionale “il monopolio bracciantile.”Mercato particolare del lavoro manuale fenomeno chenel nostro meridione è stato difficile daestirpare perchési identificavaperfettamente con il latifondo dei proprietari terrieri. La terra unica fonte di ricchezza del periodo era nelle mani di pochi i latifondisti. Questi ne possedevano in quantità indefinibile, infatti in quel periodo veniva misurata in ettari di terreno come tutti sappiamo, ma da molti veniva anche descritta come immense distese di terreni che si vedevano a perdita d’occhio (ore di treno: come se fosse una nuova unità di misura) terre visibili dai finestrini dei treni a carbone che percorrevano la tratta ferroviaria Crotone Sibari.Le immense distese di terra detenuta dai latifondisti veniva riportata sui giornali dell’epoca in questo modo “alcune zone della Calabria, ove l’accentramento della proprietà è tale che 262 proprietari posseggono assieme circa un quarto della superficie agraria e forestale”. (Il giornale d’Italia 1949).

La riforma Agraria ha, inevitabilmente, avuto ricadute sulla società dell’epoca sotto vari aspetti:

ASPETTI SOCIO ECONOMICI
Le motivazioni che hanno spinto la gente povera della Calabria ad intraprendere lotte per la conquista delle terre incolte hanno radici antiche. Il tutto parte da precise manovre politiche di partito e da un evidente attaccamento alla terra che esisteva nell’animo più profondo di ogni singolo bracciante agricolo. Le condizioni di vita inattuabili e gli aspetti socio-economici che esistevano al sud erano indescrivibili, come era anche evidente uno stato sociale delle classi più povere che mostrava nella sua globalità povertà e degrado. Va evidenziato che la fonte principale di sostentamento che permetteva alle famiglie del sud di andare avanti era un solo bene esistente ” la terra”. Queste terre in passato sono state oggetto di occupazioni abusive con scontri a volte sanguinosi come quello che si è verificato nei campi incolti di Fragalà (Melissa, KR) che da anni non conoscevano il segno dell’aratro.

Riforma agraria melissa
Terre del latifondo Crotonese “Fragalà” Melissa (KR)

Corrado Calvo, redattore del messaggero affermava su un articolo di giornale nell’immediato  dopoguerra, il disaggio in cui vivevano le popolazioni meridionali confermando quanto segue “In queste terre hanno creduto soltanto alcune centinaia di uomini e donne che la miseria e la fame li spingeva a ricercare nella terra l’elemento indispensabile per vivere, sia pure infrangendo determinate leggi.”

Il messaggero “Gli aspetti sociali delle agitazioni in Calabria “
«Il giornale d’Italia», Nella landa crotonese da ieri è tornata la calma, 5 novembre 1949.

ASPETTI POLITICI DEI DECRETI GULLO E SEGNI
L’allora ministro Gullo, in seguito sostituito dal ministro Segni, varava alcuni decreti legge sulle terre espropriate al latifondo. La presentazione in Parlamento di questi decreti evidenziava l’esistenza di terreni incolti o mal coltivati, situazione particolare che unita ai primi espropri e alle prime assegnazioni a braccianti agricoli e piccoli coltivatori diretti, provocò la messa in atto di sommosse bracciantili. Da molti, infatti, questi decreti sono stati visti come mezzi attraverso i quali si istigavano e si incentivavano i lavoratori della terra con agitazioni bracciantili volte ad occupare i fondi abbandonati. Per placare questa situazione il ministro dell’agricoltura Segni propone in parlamento due progetti riportati in Riforma Agraria: il primo che prevedeva di espropriare tutte le proprietà superiori alle dimensioni di un podere medio. Il secondo invece prevedeva la regolarizzazione dei contratti agrari di mezzadria e colonia. Questi provvedimenti attuati insieme avrebbero avuto l’effetto di popolare le campagne di coltivatori autonomi, proprietari e affittuari che vivevano in modo stabile sulla terra a loro assegnata. Questi provvedimenti riportati in Riforma Agraria al contrario dei decreti Gullo, avevano lo scopo di contenere le lotte contadine. Come si può facilmente notare la situazione politica in Italia era alquanto instabile anche nel crotonese in quel periodo riemersero agitazioni e lotte bracciantili che interessarono in specifico la società rurale del posto. Queste in particolare dal 1945 al 1950 diventarono sempre più consistenti assumendo una rilevanza sempre maggiore. Infatti in quel periodo le sommosse bracciantili venivano utilizzate dagli attivisti del posto come un mezzo attraverso il quale acquisire consensi politici. Movimenti adoperati a livello politico e utilizzati da molti per dividere il proletariato locale e quello del comprensorio.

SCONTRI DI CLASSE
Il mondo rurale del sud Italia evidenziava una eterogeneità di classi sociali. Nella provincia di Crotone in posizione verticistica e di privilegio erano posti i grandi proprietari terrieri, subito dopo seguivano i grandi affittuari o definiti da altri gli industrianti seguivano i Massari gli Artigiani e Bottegai alla base della piramide erano sempre posizionati i braccianti agricoli. Nel meridione d’Italia il vivere quotidiano si basava su l’unico bene comune a tutte classi sociali elencate la terra. Ognuna delle classi sociali attribuiva alla terra un valore diverso. Per i proprietari terrieri la terra veniva vista come il bene attraverso il quale si poteva confermare il proprio potere assoluto sul territorio. Più terra si possedeva e maggiore era il potere del proprietario terriero. Per il bracciante il valore della terra era diverso, perché veniva visto come mezzo di sostentamento e sopravvivenza. Per gli industrianti o grandi affittuari invece veniva vista come un bene da utilizzare per i propri tornaconti o essere subaffittata ai braccianti agricoli. Gli industrianti spesso sono stati considerati anche come l’ago della bilancia fra latifondisti e braccianti agricoli.

COSTITUZIONE E RIFORMA AGRARIA
Alcuni anni prima il 22 dicembre del 1947 non appena è stata istituita la repubblica Italiana, l’assemblea costituente approvava la costituzione. All’interno della quale è presente l’art. 44 che parla in modo chiaro della terra e della sua espropriazione. Questo articolo fissa e regola anche i parametri riferiti al suolo. Infatti esso recita testualmente: “Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e media proprietà”.

* Unità Fondiarie a suo tempo condivise amministrativamente con la provincia di Catanzaro

Questo articolo di conseguenza evidenzia il razionale sfruttamento del suolo, indica equi rapporti sociali, sottolinea obblighi e vincoli sulla proprietà terriera privata, fissa i limiti della sua estensione nelle diverse regioni, impone la bonifica dei terreni malsani, prevedere la trasformazione del latifondo, aiuta la media e la piccola impresa. In pratica è quello che avrebbe dovuto verificarsi con l’acquisizione della legge sulla riforma agraria, si doveva intaccare un complesso sistema consolidato da secoli “il latifondo” apparato all’interno del quale non esistevano leggi che ne regolavano il suo esercizio.

DOVE HA AVUTO LUOGO LA RIFORMA AGRARIA?
Nel meridione d’Italia in Calabria, Abruzzo, Basilicata e Puglia nelle isole in Sicilia e Sardegna, al nord in Emilia, al centro Toscana e Lazio. La sua realizzazione è stata attuata in tutte quelle zone dove c’era carenza di lavoro e problemi sociologici e ambientali. Ma soprattutto ha poggiato le basi su quei terreni abbandonati e sottratti ai proprietari terrieri. Fondi incolti da diverso tempo che venivano visti dal governo e dai lavoratori meridionali come terreni che possedevano elevate caratteristiche intrinseche con potenzialità tali da risolvere i problemi occupazionali del sud.

PERCHÉ LA LEGGE DI RIFORMA È STATA ATTUATA SUBITO IN CALABRIA?

Perché appena un anno prima nella provincia di Crotone e più precisamente a Melissa il 29 ottobre del 1949 si era verificato l’eccidio di “Fragalà” con Morti e feriti. Quando il governo pensò di realizzarla negli anni cinquanta, venne considerata da tutti come l’opera basilare da dover compiere per raggiungere una elevata modernizzazione del sud e del paese. Il 4 maggio del 1950 fu approvata la “legge Sila” destinata esclusivamente alla Calabria in particolare all’altopiano Silano e al litorale ionico.

1) Ente Delta Padano; 2) Ente Maremma; 3) Ente Fucino; 4) Ente Puglia, Lucania, Molise; 5) ONC-Volturno, Garigliano, Sele; 6) Ente Sila; 6A) Comprensorio di Caulonia; 7) Ente trasformazione fondiaria agraria in Sardegna;7B) Comprensorio del Flumendosa; 8) Ente per la riforma agraria in Sicilia

Nell’ottobre del 1950 il governo approvava e varava la “legge stralcio” che riguardava anche altre zone dell’Italia, in particolare il comprensorio del Delta Padano, Maremma Tosco-Laziale, Fucino, Campania, Puglia, Basilicata, Lucania, Molise e Sardegna. In Sicilia invece la realizzazione della Riforma Agraria viene demandata all’approvazione di organi Regionali.

Rappresentazione dell’epoca della “Carta degli Espropri” nel Crotonese

Con la legge del 12 maggio 1950, n. 230 (la cosiddetta legge Sila GU Serie Generale n.115 del 20-05-1950). Viene affidata all’opera per la valorizzazione della Sila il compito di espropriare nel comprensorio Silano.

CONCLUSIONI
La Riforma agraria per come concepita e attuata è stata un avvenimento eccezionale e nello stesso tempo sconvolgente, che ha segnato un’epoca. Lo stato con la messa in opera della riforma ha garantito per legge ai nuovi proprietari, contadini poveri e braccianti di ieri, il possesso delle terre. La riforma agraria può anche essere intesa come un riscatto psicologico delle persone oppresse del passato, perché con la sua attuazione vengono portati alla luce del sole i torti e le ingiustizie subite dalla gente del sud. Con la sua attuazione si opera un distacco definitivo dal passato eliminando per sempre la paura del potere feudale, facendo nascere nell’intimo degli sfruttati la certezza di avere spezzato per sempre un legame con il proprio passato. Con la sua attuazione la riforma vuole affermare in modo definitivo un bisogno di indipendenza condiviso da quelle fasce di popolazione oppresse del sud sulle quali pesava maggiormente la ristrettezza dell’immediato dopoguerra. È proprio vero che chi nasce in ambienti poveri e degradati, in questi ambienti è destinato a rimanere. Solo in pochi per qualche scherzo del destino riescono, come spesso accade nei sogni di evadere da questa amara realtà e involarsi verso un futuro incerto ma migliore. Purtroppo non tutto quello che è stato realizzato in quel periodo ha avuto un’evoluzione positiva negli anni a venire.
Ma questa è un’altra storia…

Nicodemo Murgi – Michele Messina

Divulgatori Agricoli Arsac

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Publicato da Arsac Ufficio Marketing Territoriale

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