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Assistenza tecnica in agricoltura: Passato o Futuro?

L’assistenza tecnica in agricoltura, nel primo dopoguerra fino agli anni 70, veniva considerata la chiave di volta per ammodernare un comparto produttivo notoriamente arretrato e ripetitivo. Le colture si susseguivano in alternanze rigide ed in vaste aree del paese, con indirizzo produttivo di tipo arboreo, gli anni che passavano riproponevano il ciclico ripetersi delle stesse identiche attività. I pochi cambiamenti che pervenivano alle aziende agricole erano quelli proposti dall’esterno, prevalentemente riguardanti l’utilizzo della chimica (ancora molto contenuto) e della meccanica. Gli imprenditori agricoli, piccoli coltivatori, erano spesso ignoranti e poveri di formazione scolastica mentre i grandi proprietari terrieri, specie al sud, erano assenteisti e vivevano l’agricoltura come fonte di rendita per la cui gestione bisognava delegare a terzi – ossia ai piccoli coltivatori. In detta condizione era difficile innovare ed i cambiamenti erano limitati a piccole variazioni interne al ciclo produttivo, per lo più volti a migliorare le soluzioni tecniche per la coltivazione. Negli anni 70, con l’avvento dei concimi, dei prodotti fitosanitari, della necessità di contabilizzazione, con le innovazioni tecnologiche in materia di idraulica e meccanica e con le avveniristiche opportunità derivanti dalla genetica e dalle biotecnologie si rendeva necessario portare all’agricoltura concreta, quella del piccolo coltivatore, le soluzioni innovative proposte dagli enti di ricerca, dalle università e dall’industria. L’intuizione di creare una figura che facesse da trait d’union  tra  ricerca ed applicazione pratica, tra questi due mondi che non riuscivano ad interfacciarsi, fece nascere la figura del divulgatore agricolo. In pratica si trattava di una figura di collegamento in grado di rendere fruibile al piccolo coltivatore le innovazioni provenienti dal mondo esterno all’azienda, con tutte le sue competenze scientifiche, economiche, commerciali etc.

Arrivando nel terzo millennio il commercio si è globalizzato, le idee e le informazioni corrono immediate sul Web, i prodotti realizzati da una parte del globo vengono agevolmente ed economicamente trasportate dappertutto e la competitività si è spostata dal contesto territoriale a quello internazionale. La globalizzazione, un ulteriore nuovo sconvolgimento che ha investito tutti i settori produttivi e quello agricolo in particolare. Cambiano le condizioni operative del settore primario, i piccoli agricoltori non abbisognano più di informazioni, facilmente acquisibili sul Web e/o nelle rivendite dei mezzi di produzione e la difficoltà a mantenersi competitivi porta fuori mercato molte imprese agricole che finiscono col chiudere per andare a cercar fortuna in altre attività. Per la prima volta nella storia, si assiste al diffuso abbandono delle coltivazioni, gli agrumi lasciati incolti sulle piante, gli oliveti abbandonati, i frutteti sormontati dai rovi. La crisi dell’agricoltura nel mondo occidentale è tutt’altro che semplice e di facile soluzione. In Italia il problema è reso ancor più grave dalle specificità orografiche, con gran parte della superficie nazionale avente giacitura acclive – il 77% del territorio è classificato di montagna e di collina mentre soltanto  23% è classificato di pianura. Peraltro, la quota già minoritaria della frazione di pianura va decurtata da insediamenti urbani, strade, ferrovie industrie e molti altri interventi antropici che finiscono sol sottrarre superficie pianeggiante all’agricoltura. Detta caratterizzazione orografica comporta limiti alla meccanizzazione delle operazioni colturali ed alle coltivazioni su grandi estensioni.

Certamente un passaggio obbligato per la soluzione del problema sta nell’acquisizione della consapevolezza che il singolo imprenditore, la singola azienda, per quanto grandi ed attrezzati, non sono comunque in grado di far fronte alle immense problematiche dell’agricoltura, del commercio nazionale ed internazionale. E’ necessario ed urgente prendere coscienza che la battaglia per la competitività deve coinvolgere le istituzioni – in primo luogo le regioni – le associazioni di produttori, il mondo della ricerca e la politica in generale. Bisogna programmare i passi necessari per un’agricoltura moderna che non si ferma alla produzione ma che gestisce anche segmenti successivi alla stessa – trasformazione, confezionamento, distribuzione – e realizzi tutto il valore aggiunto che si determina sulle produzioni grezze da essa realizzati. Un’agricoltura che gioca da protagonista tra i soggetti che operano sul mercato e non da parente povera sempre bisognosa di comprensione ed assistenza. Si tratta di realizzare un modello produttivo nuovo, con enti pubblici e servizi volti a dare supporto alle imprese agricole nella fase successiva alla produzione grezza e ricondurre ad essa i profitti che si creano nella filiera, in tutte le fasi che precedono la vendita al dettaglio.

Dunque, se è da una parte può ritenersi superata la vecchia concezione dei servizi in agricoltura, intesi come supporto tecnico per la gestione delle attività intraziendali che precedono la produzione, d’altra parte emerge un nuovo bisogno di servizi di assistenza altamente specializzatia per la gestione delle fasi, successive alla produzione. Trattasi di attività importantissime per rendere conveniente e remunerativo l’intero processo produttivo, richiedono personale altamente specializzato spesso non disponibile per le aziende medio/piccole che costituiscono l’ossatura dell’agricoltura italiana. Bisogna rifondare i postulati dell’agricoltura tradizionale con una rivisitazione radicale di ciò che orienta la produzione. Dopo l’aggiornamento tecnico e dell’organizzazione produttiva è necessario effettuare un altro importante passo evolutivo per realizzare un’agricoltura marketing oriented in grado di dare risposte tempestive alle mutevoli richieste del mercato.    La nuova competitività nel mercato agroindustriale impone una radicale rivisitazione del modello produttivo in agricoltura. Il moderno imprenditore agricolo è chiamato ad attingere a competenze specifiche e di alta professionalità per la gestione delle importantissime fasi extraziendali della produzione. Le moderne imprese agricole, per essere competitive, dovranno essere orientate dal mercato e dovranno estendere la propria attività ai segmenti della filiera che seguono la produzione grezza e determinano la gran parte del valore aggiunto sul prodotto finito. I sevizi di assistenza tecnica in agricoltura oggi più che mai sono fondamentali per aiutare le imprese nei cambiamenti necessari ad adeguarsi a questo rinnovato scenario. In passato l’assistenza tecnica era tutta volta a razionalizzare la gestione delle attività aziendali ed aiutare gli agricoltori in una guerra di resistenza per riuscire a stare sui mercati.

Nel presente e nel futuro, i moderni servizi di sviluppo in agricoltura hanno un compito molto più complesso e delicato, quello rivoluzionare il concetto di agricoltura chiusa nell’azienda e di aprirla a percorsi innovativi per la gestione dell’interfaccia tra produzione e consumo.

Dr Domenico SOLANO – Divulgatore Arsac-Calabria

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Publicato da Arsac Ufficio Marketing Territoriale

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