Analisi annata olearia 2018

E’ in pieno svolgimento la campagna olearia 2018, secondo i calcoli dell’ISMEA –  Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare , la produzione italiana prevista per l’anno in corso, si attesta intorno alle 265 mila tonnellate, che significherebbe una contrazione del 38% rispetto all’anno precedente.  In realtà detta contrazione della produzione non è un valore omogeneamente distribuito sul territorio nazionale, bensì deriva dal convergere di dati molto diametralmente contrapposti. Infatti, mentre al centro Nord, si prevede addirittura un aumento produttivo di circa il 30% (Liguria), al Sud – dove si ha la maggior parte del patrimonio olivicolo nazionale – si prevede una diminuzione di prodotto che può ben definirsi drastica, con punte che superano anche il 50%.

 

E’ il caso della Piana di Gioia Tauro e più in generale in tutta la Calabria, dove si registra un tragico abbattimento rispetto alle abbondanti produzioni registrate lo scorso anno. La limitata produzione rende antieconomica persino la riapertura di molti frantoi, tant’è che in generale gli opifici che lavorano in contoterzismo sono rimasti chiusi e l’attività di molitura è relegata alle aziende più strutturate che lavorano prevalentemente la produzione propria. In molte aziende olivicole la bassa quantità rende antieconomica la raccolta, soprattutto se da effettuarsi con scuotitori e con le cure necessarie alla produzione di qualità. Molti imprenditori sono scoraggiati dai mancati risultati economici della scorsa annata, caratterizzata da una produzione quantitativamente abbondante e qualitativamente eccellente, ma irrimediabilmente compromessa dai bassi prezzi spuntati dal prodotto. Un andamento di mercato decisamente basso con prezzi al produttore che non solo non sono stati in grado di generare profitti, ma che addirittura sono stati sufficienti a compensare i costi vivi anticipati per realizzare la produzione stessa.  Purtroppo in queste condizioni è inevitabile il continuo declino del settore,  conseguente al progressivo ed inesorabile ridimensionato della sua portata economica, sociale ed occupazionale, al punto che oggi l’olivicoltura riveste un ruolo marginale nella pur limitata economia del territorio. Un paradosso triste e difficile da accettare, è determinato dalla circostanza che la marginalizzazione dell’olivicoltura  avvenga nonostante nel corso dell’ultimo decennio si sia registrato un costante, continuo e perdurante incremento della qualità del prodotto. Oggi, sulla piazza di Gioia Tauro, l’Olio d’oliva è compravenduto intorno a 250 €/ql, un prezzo assolutamente basso ed insufficiente a compensare i fattori della produzione. Ancora una volta riteniamo opportuno ribadire quanto sia necessario investire nella promozione commerciale, nel confezionamento e nella distribuzione del prodotto. In una terra povera di risorse e ricca di disoccupati non è accettabile assistere inermi al continuo affievolirsi della portanza economica di un settore che, al contrario, ha grandi potenzialità di miglioramento e di sviluppo.

Dr. Domenico Solano  – Responsabile Centro Divulgazione Agricola Ce.D.A. 19 – Palmi (RC)

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Pubblicato da Arsac Ufficio Marketing Territoriale

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