Continua il ciclo di seminari “ Agricoltura e……. “ organizzati presso il Centro Sperimentale Dimostrativo Arsac di Lamezia.
Dopo i seminari “Agricoltura e fotografia……” e “Agricoltura e letteratura…..” , giovedì 22 giugno a partire dalle ore 10.30 si terrà il terzo seminario “Agricoltura e poesia….. “ dedicato alle poesie di Franco Costabile, uno dei più grandi poeti calabresi del novecento……
Agricoltura e poesia sono cresciute insieme, fin dagli inizi. I primi agricoltori provavano amore e stupore per i doni dei frutti della terra, i primi poeti sentivano questa magia. E la cantavano. Siamo al principio della civiltà greca: Esiodo, contemporaneo d’Omero, compone il primo poema della storia, Le Opere e i Giorni (VIII secolo a.C.), un inno all’onestà del lavoro nei campi, alle rigogliose ricompense che spettano a chi la terra la ama e la cura, ai frutti “che la terra produce, raccolti nella giusta stagione, dono di Demetra”.
Il più grande maestro della latinità, Virgilio, con le sua poesia ha raggiunto vette inarrivabili, con le sue opere ha arricchito la nostra cultura di miti, immagini, paesaggi dell’anima.
Uno dei più grandi poeti della nostra regione del novecento è sicuramente Franco Costabile nacque a Sambiase nel 1924. Sua madre, Concetta Immacolata Gambardella, era casalinga ma appartenente a una famiglia borghese di commercianti amalfitani. Pochi anni dopo la sua nascita, suo padre, Michelangelo Francesco Pietro Costabile, abbandonò moglie e figlio per trasferirsi in Tunisia a Sfax e dedicarsi all’insegnamento delle lingue. Nel 1933 la madre tentò invano di riunire la famiglia recandosi dal padre in Tunisia insieme al piccolo Franco per convincerlo a tornare insieme. L’esperienza segnò profondamente il poeta che per questo dolore scriverà la sua prima poesia “Vana Attesa”, pubblicata poi nel 1939.
Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, Costabile si iscrisse alla Facoltà di Lettere, dapprima a Messina e poi – dal 1946 – a Roma, dove si laureò con una tesi in paleografia. In questo periodo conobbe Giuseppe Ungaretti, suo professore di Letteratura Contemporanea e con lui instaurò un forte legame di amicizia.
A quel periodo risalgono anche le amicizie con Raffaello Brignetti ed Elio Filippo Accrocca. A partire dal 1950 Costabile cominciò ad insegnare in vari licei e istituti tecnici, e collaborò con diverse riviste.
Nel 1953 ci fu il matrimonio con la sua allieva Mariuccia Armao, dalla quale ebbe due figlie: Olivia, nata nel 1955, e Giordana, del 1957.
Alcuni anni dopo, sua moglie se ne andò a Milano portando con sé le due bambine: è un secondo distacco che Costabile visse come un secondo abbandono familiare. È anche in questi anni che si verificò la netta rottura dei rapporti con suo padre, mentre sua madre morì di lì a poco, nel 1964, affetta da un male incurabile.
Costabile morì suicida il 14 aprile 1965, a quaranta anni. Lasciò le sue ultime poesie all’amico Enotrio Pugliese. Tra queste rientra “Qualcosa”: “Qualcosa / deve pure cambiare / coi libri / con le macchine / con le stelle che aspettano. / Qualcosa / deve invece ripetersi / rassomigliare”.
Giuseppe Ungaretti, stretto al poeta da un legame di amicizia, scrisse questi versi in occasione della sua morte, ora trascritti come epitaffio sulla sua tomba nel cimitero di Sambiase:
«”Con questo cuore troppo cantastorie”
dicevi ponendo una rosa nel bicchiere
e la rosa s’è spenta poco a poco
come il tuo cuore, si è spenta per cantare
Prossimo seminario in programma:
Agricoltura e Cinema: l’uomo che piantava gli alberi