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“Agricoltura e letteratura” è il tema del seminario che si è svolto presso il CSD Arsac di Lamezia

Continua il ciclo di seminari “ Agricoltura e……. “ organizzati presso il Centro Sperimentale Dimostrativo Arsac di Lamezia.

Nella giornata di mercoledì 24 maggio, alla presenza di tre classi del quinto anno dell’Istituto tecnico agrario Vittorio Emanuele II di Catanzaro, si è tenuto il secondo seminario dal tema “Agricoltura e Letteratura”

L’incontro è stato aperto della direttrice del Centro Sperimentale Dimostrativo dell’Arsac dott.ssa Luigia Iuliano, che ha introdotto il romanzo “Furore” nel quale Steinbeck racconta ciò che  accadeva nell’America degli anni ’30 del novecento.

La presentazione del libro è proseguita con un “dialogo” con il dott. Silvano Molfese e la lettura di alcuni brani del romanzo.

Un libro dal testo molto stimolante – ha detto Molfese –  proprio per i collegamenti che fa partendo dall’agricoltura e per le conseguenze che la desertificazione di milioni di ettari di fertili praterie, la spinta meccanizzazione e l’accaparramento di terre, ebbero sul sistema finanziario e contribuirono  al crollo della borsa di Wall Street nel 1929.

Alcuni brani del romanzo:

 “Il sole prese a picchiare giorno dopo giorno sul mais in erba, fino a screziare di bruno gli orli di ogni baionetta verde. Le nuvole ricomparvero e si dileguarono senza tornare più.    ….  La gramigna si fece di un verde più scuro per difendersi dal sole, e smise di propagarsi.”

“Una notte il vento spazzò con più forza ancora la terra, scalzando subdolamente le radici del mais e il mais reagì combattendo il vento   … finché le radici non furono divelte dall’accanirsi del vento …  Venne l’alba ma senza giorno.  …  Ora la polvere era frammista all’aria in parti uguali, un’emulsione di polvere e aria.”

Casy disse: “Dovevi vedere com’era bello il mais prima che arrivava la polvere. Poteva essere un fior di raccolto.”

“Ogni anno,” disse Joad. “Ogni anno che mi ricordo ci aspettavamo un bel raccolto, e non arrivava mai. Nonno diceva ch’era un bel raccolto per tutte le prime cinque arature, quando c’erano ancora le erbacce.”

“Un trattore può essere cattivo? … Se questo trattore fosse nostro sarebbe buono – non mio, nostro. Se il nostro trattore scavasse i suoi lunghi solchi nella nostra terra sarebbe buono. Non la mia terra, la nostra.  ….  Ma questo trattore fa due cose: scava la terra e scaccia noi dalla terra. Non c’è molta differenza tra questo trattore e un carrarmato. La gente viene minacciata, sopraffatta, ferita da entrambi.”

 

Prossimi seminari in programma:

Agricoltura e poesia: Franco Costabile – dialogo con Luigia Iuliano

Agricoltura e Cinema: l’uomo che piantava gli alberi

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Publicato da Arsac Ufficio Marketing Territoriale

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