Euphyllura olivina (Costa)
Classe Insetti
Ordine Rincoti
Famiglia Psillidi
Argomenti Scheda
Premessa
Nel periodo primaverile, al sopraggiungere delle condizioni termo igrometriche ottimali, puntualmente fanno la propria comparsa, sui germogli dell’olivo, alcune formazioni cotonose di colore bianco, soffici al tatto ed appiccicose, che destano particolare preoccupazione soprattutto negli osservatori meno esperti.
La causa di tali strutture cerose è da ricercarsi nell’attività delle forme giovanili di Euphyllura olivina, che attraverso alcune ghiandole ceripare addominali secernono abbondanti quantità di fiocchi cotonosi, da cui deriva il nome volgare della specie. Questo rincote è presente in tutti i paesi olivicoli del bacino del mediterraneo.
Identificazione e danno
L’adulto di Euphyllura olivina ha un aspetto tozzo, misura una lunghezza di 2,5-3 mm, corpo di colore marroncino-verde, capo ben sviluppato, leggermente più largo del torace, munito di ali tenute “a tetto” sul dorso allo stato di riposo.
Le forme giovanili, di colore verde pallido (neanidi e ninfe rispettivamente di circa 1 e 2 mm di lunghezza), vivono riparate da abbondanti secrezioni cerose e melata che formano dei ciuffetti cotonosi sugli organi vegetali infestati.
Il danno, di solito trascurabile, si manifesta su germogli (1^ generazione), sulle infiorescenze e sui frutticini (2^ generazione) ed è determinato sia dalle punture trofiche degli adulti e delle forme giovanili, sia dall’asfissia provocata dalle colonie infestanti, protette dalle secrezioni cerose e dalla melata.
L’infestazione dei fiori determina aborto fiorale e colatura, l’attacco dei frutti provoca cascola. I germogli colpiti manifestano uno sviluppo stentato e a volte vanno incontro a disseccamento. La presenza di abbondanti quantità di melata può provocare, oltre ad asfissia fogliare e ustioni localizzate per “effetto lente”, la comparsa di Fumaggini.
Gli attacchi maggiori si verificano in prossimità della fioritura e dell’allegagione. L’entità del danno è in relazione all’andamento pluviometrico primaverile e alle condizioni vegetative della pianta.
Ciclo Biologico
Euphyllura olivina sverna come adulto in ricoveri occasionali come fessure e screpolature della corteccia, alla base dei piccioli fogliari e in prossimità delle gemme. In primavera riprende l’attività riproduttiva e le femmine ovidepongono (150-200 uova), infiggendo le uova con il loro peduncolo (quest’ultimo ha la funzione di assorbire dalla pianta un minimo di umidità, senza la quale l’uovo disseccherebbe), nelle gemme, nei piccioli delle foglie terminali e nei bocci fiorali. Dalle uova, dopo circa 15 giorni, nascono le neanidi che conducono vita gregaria e traggono nutrimento dagli organi vegetali, che ben presto vengono ricoperti delle abbondanti secrezioni sopra descritte; lo sviluppo della prima generazione si completa in circa un mese. A questa ne segue solitamente una seconda, che si localizza sui frutticini appena allegati. Alla seconda generazione ne possono seguire altre che normalmente non provocano danni significativi. Nelle annate favorevoli, possono compiersi anche 4-5 generazioni.
Strategie di controllo
Le pratiche agronomiche svolgono un ruolo preventivo fondamentale nella regolazione della diffusione del parassita: gli interventi di potatura in primis, attraverso la sfoltitura della chioma consentono l’arieggiamento e un buon livello di illuminazione, evitando così la permanenza di umidità che favorisce l’insediamento del fitofago.
Le concimazioni equilibrate sono altrettanto importanti in quanto evitano squilibri nutrizionali a carico della pianta, come ad esempio gli eccessi di azoto, che spesso si traducono in una maggiore suscettibilità al parassita.
La specie è fortemente limitata da andamenti meteorologici avversi allo sviluppo delle popolazioni, come ad esempio le piogge primaverili, che dilavando la protezione cotonosa espongono l’insetto all’azione di altri fattori (sole, vento, escursioni termiche) in grado di ridurre l’intensità del danno. Anche le elevate temperature estive rappresentano un importante fattore di contenimento delle infestazioni.
In natura il fitofago è controllato efficacemente da alcuni entomofagi: neurotteri crisopidi tra cui Chrysoperla carnea, larve di ditteri sirfidi, rincoti antocoridi tra cui Anthocoris nemoralis, imenotteri parassitoidi.
Considerata l’esiguità dei danni normalmente causati dal fitofago non è consigliabile effettuare interventi chimici specifici. Eccezionalmente, nel caso in cui siano coinvolte numerose piante dell’oliveto e risulti superata la soglia di intervento, rilevata attraverso monitoraggio visivo (attacchi particolarmente gravi su germogli di piante giovani, colonizzazione massiccia dei frutticini in fase di allegagione, con presenza di 7-8 adulti per ramoscello), si può ricorrere ad un trattamento fitosanitario con i prodotti ammessi, che sarà diretto al controllo delle forme giovanili della 1^ ed eventualmente della 2^ generazione.
A cura di Saverio Zavaglia – ARSAC Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese
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