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CAMBIAMENTI NEL MARKETING AGROALIMENTARE DAL MERCATO GLOBALE AL Km 0

Dr Domenico SOLANO – Divulgatore Arsac-Calabria

 

Potrebbe sembrare un paradosso ma è ormai del tutto evidente che uno degli effetti della globalizzazione in campo alimentare sia la riscoperta del proprio opposto, ossia la valorizzazione delle produzioni locali.  Senza considerare l’iperbole delle ultime innovazioni e le propensioni al futuro che parlano di intelligenza artificiale, di rappresentazioni algoritmiche, di robotica e di alta tecnologia in tutti gli aspetti della vita, possiamo pacificamente affermare che gran parte del mondo vive una sorta di omologazione nel procedere su uno stesso sentiero evolutivo. Modelli di vita, costumi, consumi e tradizioni che fino a qualche anno addietro distinguevano contesti sociali anche geograficamente vicini, ma che differivano per singoli elementi evolutivi, sono oggi omologati all’uso delle stesse tecnologie di comunicazione, mezzi di trasporto, sport (attrezzatura, abbigliamento etc), soluzioni abitative, metodi di conservazione alimentare, lo stesso linguaggio, le stesse prassi lavorative. Nel mondo globalizzato si sono uniformati i codici della vita comune – le regole di guida, i segnali di emergenza, i pittogrammi di avvertenza sui prodotti, i simboli sulla presenza e la gravità di pericoli e dei rischi. Ci si è uniformati in tantissime cose e financo in alcuni aspetti dell’alimentazione, che per lungo tempo si è erroneamente ritenuto fosse al riparo dall’omologazione generalizzante, tant’è che oggi parlare di Coca Cola, di Hamburger, di würstel e patatine fritte, ma anche parlare di McDonald di pizza e di Kebab significa parlare di cose universalmente riconosciute.

Proprio in risposta al dilagare generalizzante degli alimenti industriali, prodotti e confezionati in modo centralizzato e poi distribuiti dappertutto – senza limiti quantitativi e senza confini amministrativi – vanno sempre più affermandosi contrapposti modelli di consumo, che prediligono scelte imperniate su aspetti ecologici e salutistici o comunque legati ai territori di provenienza e/o a tradizioni particolari.  In risposta a questa ulteriore segmentazione del mercato e per dare punti di riferimento certi, sia ai produttori che ai consumatori, è stata promulgata la Legge 61/2022 del 17.05.2022 “Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti” da filiera corta”. Si è così dato un concreto supporto normativo, ai produttori ed agli Enti Locali, per adottare iniziative a sostegno dei prodotti territoriali. In particolare, gli Enti Locali potranno perseguire attività volte a valorizzare e promuovere la domanda e l’offerta dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta favorendone il consumo e la commercializzazione. L’articolato di Legge, provvede alla definizione di prodotto a Km 0 – proveniente da luoghi di produzione e di trasformazione posti a una distanza non superiore a 70 chilometri di raggio dal luogo di vendita, o comunque provenienti dalla stessa provincia del luogo di vendita – e di prodotto da filiera corta – priva intermediari commerciali, ovvero composta da un solo intermediario tra il produttore e il consumatore finale. Inoltre, dà termine per l’istituzione dei loghi da apporre nei locali commerciali e/o nei luoghi di ristorazione – non su prodotti e relativi imballaggi – e determina le sanzioni – da 1.600 € a 9.500 € – per l’utilizzo degli stessi in modo non conforme alla legge. In buona sostanza, si prende atto che a far da barriera al dilagare della omologazione planetaria debbano essere le particolarità locali, ossia quelle produzioni che superano appena la soglia limite per essere riconosciute ed anche per questo non rientrano nei circuiti di commercializzazione generale e sono reperibili soltanto in prossimità degli ambiti di produzione. La riscoperta del localismo alimentare genera un mercato nuovo, tutto particolare, avente caratteristiche specifiche, inedite e che, per molti aspetti, sfugge alle normali regole degli scambi più diffusi per i prodotti ad industriali. Infatti, il prodotto locale è caratterizzato da spiccate connotazioni di originalità e varietà ed è largamente percepito come rispondente a requisiti di ecologia e sostenibilità, verso i quali vi è una crescente sensibilità da parte dei consumatori.  Peraltro, si rileva una correlazione diretta tra due fenomeni apparentemente distinti per la quale specifiche produzioni agroalimentari differenziano e qualificano il territorio di provenienza divenendo importanti fattori di attrattività turistica, sia in riferimento a specifici target settoriali – agriturismo, turismo enogastronomico, turismo verde etc – che in riferimento al turismo generale, nella sua accezione più ampia. Dalle lenticchie di Castelluccio alla cipolla rossa di Tropea, dal parmigiano reggiano ai pistacchi di Bronte ed ancora, dal prosciutto di Parma alla bresaola della Valtellina ed alla mozzarella di bufala casertana in Italia vi sono innumerevoli esempi di produzioni così legate ai territori da condizionarne l’identità e la percezione esterna e così specifici da aumentarne l’attrattività.

In realtà, la differenza tra produzioni territoriali e produzioni industriali di largo consumo non è così netta. Infatti, i prodotti anzi citati conservano ed uniscono sia le caratteristiche di territorialità che quelle di produzioni industriali di largo consumo, con organizzazione distributiva generale ed internazionale. Il riferimento ai prodotti locali e soprattutto a quelli a km 0, è da intendersi limitato ai prodotti di nicchia che, oltre a provenire da un preciso ambito territoriale, riguardano volumi produttivi ridotti al consumo in loco. In questi casi, è come se il prodotto locale entrasse a far parte proprio dell’offerta territoriale, al pari delle caratteristiche fisiche, urbanistiche, paesaggistiche, alle dotazioni monumentali, museali etc. Come risvolto della medaglia, rispetto alle suesposte caratteristiche che ne accrescono la domanda, vi sono tutta una serie di elementi che limitano l’offerta e comprimono le potenzialità di diffusione dei prodotti locali. In primo luogo vi è un vulnus derivante dalla circostanza che la produzione sia sostanzialmente relegata ad imprese piccole, se non piccolissime, con conseguente eccessiva frammentazione dell’offerta. Inoltre, si registra una capacità produttiva complessivamente limitata e spesso inferiore alla soglia critica necessaria per accedere ai canali logistici e distributivi. Limiti quantitativi che si ripercuotono pesantemente sulla conoscenza stessa dei prodotti, rendendone proibitivo l’accesso a sia pur basilari forme di comunicazione e promozione commerciale. Infatti, i relativi costi avrebbero un’incidenza insostenibile sulla determinazione del prezzo al banco di vendita. A complicare ulteriormente la situazione, in diversi casi, si rileva come la smisurata frammentazione e la continua proliferazione di marchi – sia di qualità che d’origine – determini il progressivo venir meno della loro originaria funzione identificativa e certificativa, tanto da rendere quasi irrilevante l’incremento di valore conferito ai prodotti. Si rende dunque necessario percorrere strade diverse, più rispondenti alle peculiarità commerciali dei prodotti tipici, ottimizzare lo sforzo che i diversi soggetti interessati compiono per la valorizzazione della tipicità locale ed intraprendere percorsi comunicativi-promozionali decisamente diversi da quelli solitamente utilizzati per i prodotti industriali.

In relazione alle prospettive, circa un ulteriore sviluppo della fetta di mercato interessata al localismo alimentare o, al contrario, al ridimensionamento della sua importanza, si propende per la crescita. In base alle dinamiche competitive suggerite dal modello della progressione del valore economico, si può sostenere che i prodotti tipici locali non rappresentino un fenomeno di moda ma, per le loro peculiarità, hanno le caratteristiche necessarie (la tipicità locale) per consentire un successo competitivo durevole, proprio per la specificità di intercettare i bisogni dei consumatori alla ricerca di originalità e di autenticità.

 

Dr Domenico SOLANO

Divulgatore Arsac-Calabria

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Publicato da Arsac Ufficio Marketing Territoriale

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