Nell’affascinante scenario della Presila Catanzarese, dove boschi rigogliosi tappezzano i pendii montani e l’aria si impregna di profumi antichi, si erge maestoso il Castagno del Cielo, un esemplare monumentale di Castanea sativa che rappresenta un vero e proprio monumento botanico e una preziosa testimonianza della millenaria interazione tra uomo e natura.
Le Radici di una Tradizione Millenaria
L’introduzione del castagno nella Presila Catanzarese risale al XVI secolo, ad opera dei monaci basiliani che ne diffusero la coltivazione per fini alimentari e silvopastorali. Il Castagno del Cielo, verosimilmente risalente a quell’epoca, rappresenta uno dei testimoni più antichi e pregiati di questa tradizione millenaria. Le sue imponenti dimensioni e la sua longevità eccezionale lo rendono un vero e proprio simbolo della castanicoltura calabrese, un’attività che ha da sempre caratterizzato l’economia e la cultura della regione.
Un Patriarca della Castanicoltura Calabrese
Con la sua mole imponente e la sua longevità stimata in secoli, il Castagno del Cielo domina il paesaggio circostante, svettando come un gigante verde tra la vegetazione selvaggia. Infatti il suo nome è legato al fatto che per guardare la chioma si è costretti ad alzare lo sguardo al cielo per fissare l’infinito.
E’alto circa 27 metri, la cui chioma copre una superficie di circa 460 mq. Il portamento è assurgente, e disegna un caratteristico insieme di branche che dal tronco, di circa nove metri di circonferenza, vanno verso l’esterno e poi rapidamente si curvano verso l’alto, e al cielo puntano poi dritte e parallele per circa 5-10 metri.
- Il suo tronco, massiccio e contorto, porta i segni del tempo e delle stagioni, narrando silenziosamente storie di resilienza e adattamento.
- Le branche di secondo e terzo ordine hanno un orientamento aperto lateralmente, con angolo di 50-60 gradi rispetto alle branche di primo ordine.
- Ramaglia con disposizione regolare: rami di un anno ad orientamento aperto, di spessore medio, con in media 11-12 internodi; corteccia rugosa verde-bruno; lenticelle numerose, mediamente grandi e con ampiezza variabile, molto evidenti, rilevate, di colore marrone chiaro.
- Gemme: di forma conica appuntita, a disposizione divaricata (non appressata); perule tormentose di colore verdastro; gemma apicale conica, verde, lunga circa 6 mm.
- Germogli: a portamento eretto, colore verde scuro.
- Foglie: con picciolo largo mediamente 2 mm, a sezione ovale; base del picciolo reniforme; canale del picciolo superficiale, di colore più scuro rispetto alla pagina inferiore.
- Lembo di forma ellittica, con lembi simmetrici rispetto alla rachide; poca eterofillia sullo stesso ramo; massimo diametro traverso situato a metà lembo; apice del lembo acuto, diritto, piano; base del lembo acuta, le due metà della lamina si attaccano nello stesso punto; lembo a libro, piano, a consistenza semi coriacea; pagina superiore di colore verde intenso, lucente, glabra; pagina inferiore di colore verde chiaro, glabra.
- Margine fogliare dentato, con numerosi denti regolari, piuttosto pronunciati, incurvati verso l’alto; appendice non filifore, tendenzialmente patente, filamento breve; bordo curvilineo; incisioni rotonde, regolari, ampie, mediamente pronunciate.
- Nervatura mediana di larghezza media, poco sporgente, colore giallo-verdastro chiaro brillante; nervature secondarie con angolo di 50 gradi rispetto alla mediana, tra loro poco distanziate.
- Fiori: (rilievi su 10 rami di un anno)
- Amenti con solo fiori maschili presenti all’ascella di quasi tutte le foglie; numero medio per ramo 8; lunghezza media cm 17,5.
- Glomeruli degli amenti a disposizione regolare, di dimensioni grandi, a forma globosa; numero medio di glomeruli per amento 57.
- Stami presenti in tutti i glomeruli e sono longistaminei.
- Polline presente: matura dal 25 giugno al 15 luglio
- Infiorescenze femminili fertili raggruppate, situate nella parte basale degli amenti; infiorescenze a sviluppo incompleto frammiste ai fiori fertili, situate nella parte basale dell’amento; amenti che portano le infiorescenze femminile con glomeruli mediamente fitti, situati nella parte di amento terminale; numero medio di amenti portanti infiorescenze femminili 2; numero medio di infiorescenze femminili fertili 2, non fertili 0,2.
- Brattee dell’involucro fiorale mediamente lunghe, larghe, a forma triangolare.
- Inizio fioritura 18 giugno, piena 1luglio, fine 20 luglio.
- Frutti: il numero di frutti per chilogrammo è 79. La forma del frutto è piriforme e costante. Il pericarpo è marrone scuro uniforme. L’apice è peloso, conico, ricurvo, alto circa un cm. La torcia è uniforme, di lunghezza media di 0,4 cm. Il numero di stili è sei. La base è convessa. Cicatrice ilare è irregolare, a forma ovale e rettangolare. La raggiatura è stellare, evidente, estesa.
Uno Scrigno di Biodiversità e un Monumento alla Natura
Oltre al suo inestimabile valore storico e culturale, il Castagno del Cielo rappresenta un prezioso scrigno di biodiversità. L’albero ospita una ricca comunità di microrganismi, insetti e piccoli animali, contribuendo alla complessa rete ecologica che caratterizza l’ecosistema forestale.
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La sua presenza, inoltre, simboleggia la tenacia e la resilienza della natura di fronte alle avversità, offrendo un monito alle generazioni future sull’importanza della tutela e della valorizzazione dell’ambiente.
Un Intervento Conservativo Esemplare
Nel corso degli anni sono stati eseguiti numerosi interventi volti a recuperare questo monumento della natura. Le prime operazioni effettuate sono state la potatura, eseguita con gradualità, in modo tale da adeguare gli interventi cesori allo stato vegetativo della pianta, rispettandone l’originaria architettura, così suggestiva e maestosa e l’eliminando della carie presente all’interno del tronco (vedi foto1).
Altri interventi successivi hanno riguardato la creazione di una lunetta con pietre recuperate in loco, la concimazione spargendo nella zona di insidenza della chioma abbondante letame maturo equino che nel corso degli anni si è trasformato in prezioso Humus derivante anche dalla trasformazione delle foglie, ricci e felci accumulate nel compost (vedi foto2).
Infine agli inizi del mese di luglio è stata praticata l’endoterapia (foto 3), tramite l’inoculazione del fungo tricoderma isolato dall’Humus del terreno circostante.
I risultati derivanti dai diversi interventi sono ben visibili se si mette a confronto la foto n. 4 scattata nel periodo della infezione della vespa cinese (Dryocosmus Kuriphilus), per la quale sono stati effettuati più lanci dell’insetto antagonista, il Torymus Sinensis, e la foto odierna primi di luglio 2024, (foto 5).
Un Faro per la Conservazione e l’Educazione Ambientale
La tutela e la valorizzazione del Castagno del Cielo non si limitano alla sua mera conservazione. Questo gigante verde rappresenta un’importante risorsa per l’educazione ambientale e la promozione di una cultura del rispetto per la natura. Attraverso percorsi di fruizione consapevole e iniziative didattiche mirate, il Castagno del Cielo può divenire un faro per le generazioni future, insegnando loro l’importanza di preservare l’ambiente e di vivere in armonia con esso.
Conclusioni
Il Castagno del Cielo, con la sua storia millenaria, la sua imponenza e il suo valore ecologico, si erge come un simbolo eloquente dell’armoniosa convivenza tra uomo e natura. La sua tutela e valorizzazione rappresentano una sfida e un’opportunità per costruire un futuro più sostenibile, nel quale l’uomo opera in sinergia con l’ambiente, valorizzandone i doni e preservandone la bellezza per le generazioni a venire. Il Castagno del Cielo ci ricorda che siamo parte di un ecosistema complesso e delicato, e che il nostro benessere dipende da un rapporto di reciproco rispetto con la natura. Il Castagno del Cielo, con la sua maestosità silenziosa e la sua storia ultracentenaria, ci invita a riflettere sul valore inestimabile della natura e sul nostro ruolo di custodi di questo prezioso patrimonio. La sua tutela e valorizzazione rappresentano un impegno imprescindibile per costruire un futuro più verde e sostenibile, nel quale l’uomo e la natura possano coesistere in armonia.
Antonio Scalise, Tommaso Scalzi