Il progetto FAESI (Filiere AgroEnergetiche nel Sud Italia) è un progetto interregionale finalizzato a promuovere la realizzazione ad opera di imprenditori agricoli, agro-industriali ed industriali di filiere agro-energetiche nel sud Italia, in terreni marginali e non , comunque caratterizzati da condizioni pedo-climatiche più difficoltose rispetto alle realtà del nord Italia dove già si sono affermate. Il progetto prevede una ricerca mirata a risolvere problematiche specifiche per il sud Italia per filiere agroenergetiche e per il Supporto tecnico scientifico alle realtà locali;

Le Regioni a cui sono particolarmente indirizzate le attività di Ricerca e di Supporto tecnico-scientifico sono: Puglia, Calabria, Campania e Sardegna. Viene finanziato dal MIPAAF (Ministero per le Politiche Agricole Ambientali e Forestali) e vede quale soggetto attuatore, che funge da coordinamento tra le diverse regioni coinvolte, il CREA, (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) che con competenze multidisciplinari, affronta principalmente le tematiche legate alla sostenibilità dei sistemi produttivi agricoli, forestali, tra cui l’utilizzazione di biomasse e scarti per la produzione di energia.

In qualità di ente strumentale a supporto delle attività previste della politica agricola regionale, la Calabria ha ritenuto affidare le fasi attuative del progetto all’ARSAC.

Lo stesso progetto prevede l’identificazione dei migliori percorsi colturali per le specie già individuate nei progetti di ricerca conclusi e specifiche per le condizioni caldo aride del sud Italia, in coltura seccagna e la messa a punto di filiere produttive in ambito agroenergetico. Le attività di supporto tecnico scientifico sono mirate a far si che le filiere agro-energetiche che si stanno attivando localmente, utilizzino le conoscenze scientifiche maturate dal CREA , abbiano il minor impatto ambientale possibile sul territorio e permettano un sufficiente ritorno economico per il settore agricolo.

In una prima fase sono stati realizzati campi sperimentali dimostrativi per le colture a ciclo breve (short rotation) dedicate alla produzione di biomassa lignocellulosica nel CSD Arsac di Val di Neto e sulla possibilità di utilizzo del cardo selvatico come coltura alternativa alle tradizionali colture su terreni marginali ed in ambienti caldo aridi del meridione. Nella stessa fase è stato realizzato un lavoro su una prima stima sulle potenzialità Agroenergetiche della Regiona Calabria, con valutazioni quantitative sulle superfici reali e su proiezioni potenziali nel caso venissero utilizzate parte delle superfici considerate eccedentarie. A tal proposito è stata prodotta documentazione cartografica, con valutazione di dettaglio condotta a livello di singolo comune.

Alla luce dello scenario, che nel frattempo si è venuto delineando, nella seconda fase si è reso necessario rimodulare le attività dando maggiore rilievo, a nuove e interessanti opportunità di ricerca sulla sperimentazione, anche ai fini didattici e divulgativi, sul riutilizzo dei residui di potatura delle principali colture a livello regionale. La stessa rimodulazione è stata oggetto di recente approvazione da parte del MIPAAF.

Il potenziale di biomasse residuali nell’agricoltura calabrese è costituito principalmente da potature di vite, olivo, agrumi e frutteto, che attualmente sono trinciati e poi interrati, o direttamente bruciati a bordo campo, ovvero secondo modalità che contravvengono alla normativa vigente sui rifiuti costituendo, inoltre, un costo aggiuntivo per l’agricoltore, oltre al rischio di propagazione di agenti patogeni e conseguenti problemi fitosanitari.

Da qui il proposito di eseguire un recupero energetico di questi scarti, ovvero utilizzarli come biomassa per la produzione di energia termica in tal modo, oltre ad eliminare il problema dello smaltimento lo scarto agricolo verrebbe a costituire una fonte di reddito aggiuntivo e non più solo un costo.

Lo scopo principale è quello di verificare la fattibilità, dal punto di vista tecnico-economico, della valorizzazione energetica dei residui legnosi delle potature attraverso la produzione di cippato e pellet mediante l’attivazione di filiere corte locali, che possono avere delle ricadute positive sia per la gestione stessa della azienda sia per il territorio rurale.

Le attività progettuali verranno condotte essenzialmente nei vari Centri Sperimentali Dimostrativi ARSAC, localizzati in diversi ambiti territoriali su differenti colture tipiche regionali e caratterizzate da differenti realtà pedoclimatiche .

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